Piano Editoriale: perché è fondamentale.

Consulente Commerciale

Piano Editoriale: perché è fondamentale.

Maggio 29, 2017 blog 0

sticker estreet1 La presenza sui Social Network di una azienda o di una attività commerciale serve a migliorare la presenza del brand, a costruire relazioni più forti con i  clienti e a fidelizzarli ,  e di conseguenza  attraverso un lavoro continuo, a farli aumentare.  Per far questo però è necessario un Piano editoriale redatto sulla base di cosa si vuole ottenere dalla presenza sui social.



A cosa serve un piano editoriale, e quali sono le valutazioni che devi fare prima di svilupparne uno? 

Il piano editoriale  non è importante, è fondamentale, perché c’è bisogno di una struttura e di una strategia che consentano, nel lungo periodo, di avere …ancora un “blog” per il quale scrivere.

Semplice.

Il piano editoriale del blog è come se fosse un piccolo business plan, un documento molto complesso e articolato, che non si limita solo all’ indicazione degli articoli da scrivere, ma rappresenta l’architettura del progetto.

Uno degli errori più diffusi  è produrre contenuti basandosi su sensazioni personali, scrivendo di ciò che piace invece di ciò che serve agli utenti.

Da dove si parte? Da te. Bisogna partire da chi sei, cosa offri, quali sono gli obiettivi.

Prima di scrivere anche solo “Ciao Mondo”, bisogna elaborare una analisi per capire cosa diavolo vuoi fare con questo strumento di comunicazione, che risulta efficace solo se ha obiettivi S.M.A.R.T.

SMART-Goals-Hootsuite-Blog-Post-620x267-1

Cosa vuol dire?

  • S= Specific: l’ obiettivo non può e non deve essere diventare leader di settore, ma qualcosa di specifico. Ad esempio, farti conoscere dai potenziali clienti;
  • M=Measurable: una delle cose più sottovalutate, soprattutto alle prime armi, è la misurazione degli step compiuti per raggiungere l’obiettivo finale;
  • A=Attainable: l’obiettivo deve essere raggiungibile, non può essere una metrica generica e distante dalla realtà;
  • R=Relevant: ricollegandoci al punto precedente, quello che si vuole ottenere deve essere pertinente. Diventare primo su Google o fare concorrenza ad Amazon non è un obiettivo realistico, ma nemmeno credibile.
  • T=Time-based: darsi delle scadenze, e sapere, ad esempio, che  si vuole aumentare il traffico del blog del 10% nei primi 3 mesi.

In tutto questo si inserisce l’ Inbound Marketing.

L’inbound marketing è quella strategia che capovolge il marketing tradizionale, e che ti spinge a non cercare più l’attenzione dell’utente urlando più forte degli altri, ma facendoti trovare.

Non devi essere il classico pensionato, che va fuori al cantiere a rompere il cazzo agli operai, ai quali non frega niente dei tuoi consigli, ma il vecchio operaio in pensione, apprezzato da tutti, che viene interpellato per ricevere consigli su come risolvere un problema.

Perno centrale di questa disciplina, che è in realtà quasi una religione, è l’utente, e il viaggio che compie.

Diviso in quattro fasi, ecco il percorso che compie l’utente e che lo conduce dall’ essere un estraneo a diventare un evangelist, ovvero un promotore del brand.

Le quattro fasi di questo percorso sono:

  1. Attract: attirare l’attenzione di un estraneo è molto complesso, e rappresenta, oggi, la sfida più grande di un blogger, ma in generale per un brand;
  2. Convert: un visitatore non è un cliente, questo rende necessario lo sviluppo di una strategia molto articolata per trasformare il lead in un prospect e in un consumatore finale;
  3. Close: se la strategia cui ho appena accennato è ben sviluppata,  si riuscirà a ottenere una conversione, che nel caso specifico è la vendita di un prodotto o servizio;
  4. Delight: non sei solo a questo mondo, il tuo cliente potrebbe trovare ciò di cui ha bisogno da un competitor. Per ridurre questo rischio, devi curare la relazione con lui, metterlo al centro dei tuoi pensieri.

Piano Editoriale: Customer Journey

Il  compito, quindi, è quello di essere lì quando un utente ha una esigenza specifica, risolvergli il problema con il tuo contenuto, ottenere un lead, lavorarlo in modo corretto, conquistare la sua fiducia, incassare qualche soldino.

Si può dividere il piano editoriale in 3 parti.

#1. Documento di sintesi

Si tratta di un documento all’interno del quale si  illustro il progetto.

Si inizia con una analisi del brand e del settore nel quale opera, per identificare bene l’area e il contesto nel quale si va a intervenire.

Poi, mci si concentra sul tipo di posizionamento che si intende ottenere dal punto di vista del brand.

Quindi, si stabilisce il tipo di messaggio da veicolare, la mission e la filosofia aziendale, il linguaggio da adottare, il tono di voce, la gestione delle interazioni.

Questo documento va scritto come se fosse un piano strategico aziendale, mettendoci di conseguenza la giusta cura e attenzione.

#2 Articoli da produrre

Nel quale sono indicati tutti gli articoli da produrre per un tempo che varia a seconda degli accordi presi con il cliente.

#3 Calendario Editoriale

Il calendario editoriale è, di fatto, la schedulazione del lavoro da svolgere. In questo modo, il lavoro può procedere in modo più semplice e lineare.

Fonte: Piano Editoriale

cropped-cropped-header1111.png

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *